RunningCharlotte in Lama’s land

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Dalla gelata fine del mondo australe ai 4mila metri salati della Puna.

Rocce sedimentarie colorate dall’ocra al violetto, deserti immensi fatti di sale e nulla, masticatori di foglie di coca e le pecore andine, i lama.

Un panorama lunare, stellare, apocalittico, desertico e vivo, chiassoso e silente allo stesso momento.

E correndolo il paesaggio, la sensazione si amplifica, da rarefatta come l’aria a intensa come i raggi solari.

Vento. Rumore di vento. E una luce così chiara che abbaglia la macchina fotografica (quella tascabile che tutti chiamano Iphone e che a tutt’oggi è ancora abbagliata).

Incontri una baracca dove un incartapecorito uomo andino mastica compulsivamente e guarda, pare senza vedere, la sua piccola squadra di lama. Che ruminano anche loro come lui ( come i cani, assomigliano ai padroni) con il loro muso da cammello in miniatura. E incredibilmente non sputano, malgrado la tradizionale diceria.

Due pericoli: guardare in aria e inavvertitamente correre su un cactus (fa un male porco) e innamorarsi perdutamente di questa atmosfera sospesa.

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