Correre è un salto carpiato triplo? Diario di un’Ecomaretona a ostacoli

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In Macedonia

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Quando ho cominciato questa stupenda e meravigliosa avventura che mi porta a correre sulle coste italiane ho pensato a correre. E basta.

Anzi, come dicono dalle mie parti: E BON.

Correre ha quel vantaggio meraviglioso che metti un piede davanti all’altro e vai. No pensieri, no niente, no problemi (se il fisico regge). Al massimo un po’ di fatica. Al Massimo. Ma io sono abituata alla fatica.

Mi piace pensare di passare un mese a correre, mi rincuora.

Eppure non sempre è così.

Correre fa parte della nostra vita per un paio d’ore al giorno, le migliori, le più sentite, quelle che ci danno la motivazione per andare avanti.

Quelle due ore che passi a conoscere persone nuove e bellissime, con le loro storie, con la loro passione, con il loro mettere un piede davanti all’altro.

Questo è il vero motivo per cui lo fai, loro sono il motivo per cui lo fai. Per ascoltarli, nel mio caso in silenzio perchè alla fine sono una spettatrice silente di quello che avviene. Ma per la prima volta non mi pesa, perchè l’Ecomaretona è di chi la corre, non di chi la organizza e nemmeno di chi la racconta.

Eppure ci sono le altre 22 ore, fatte di spostamenti massacranti che ti insegnano a guidare un furgone quando sei molto stanco, che ti regalano mozzarelle mangiate per colazione sul ciglio della strada, che ti mostrano l’Italia bella e quella tragica dei mostri ecologici lasciati lì a marcire “che ti sembra di essere la Gabanelli in una puntata di Report”.

E ci sono le ore difficili in cui qualcuno pensa che la cosa migliore da fare sia aprirti il furgone, prendere le tue cose e lasciarti senza nemmeno più un’identità.

E’ il secondo furto in un mese.

Questa volta sfiancante. Niente più documenti, niente soldi, niente telefoni nè carte di credito. E nemmeno la possibilità di rifarle.

Puoi fare solo due cose.

Mollare e tornare a casa, sperare che a Torino qualcuno dei tuoi amici non sia in ferie e abbia le tue chiavi di casa, lasciare da parte l’idea di finire il giro e arrivare a Ventimiglia, perderti le prossime storie e le prossime corse, perderti i prossimi passi uno di fronte all’altro.

Pensare a quanto vale questo “piccolo” secondo sgarro mi fa sprofondare nel buio del mio conto corrente.

Sono almeno due voli per le prossime due maratone. Misuro così il denaro. In maratone… Matta. C’è chi pensa che io sia taccagna, ma visto che si ferma lì e non leggerà questo articolo dirgli che invece lo misuro in quello che non potrò vivere è superfluo.

Oppure ho una seconda scelta: tiro la cinghia e penso positivo. E io questa Ecomaretona non la mollo.

Ovvio che sarà così.

L’unica cosa che ho scelto e poi non ho portato avanti è la sola cosa che non mi perdono.

Non sono fatta così. Inizio una cosa per finirla e proseguo, con meno soldi nel portafoglio, ma con la consapevolezza che questo è un progetto che unisce le persone e quindi merita.

Quando questa sera Manuela ci ha detto che è grazie ad Ecomaretona 2014 che ha trovato la passione per la corsa mi sento nel giusto.

Piuttosto sotto un ponte, ma mai schiava della situazione.

E’ un salto carpiato triplo, ma sono libera.

Libera di continuare.

Runners, non mollate mai, nemmeno uno dei vostri passi, alle brutte situazioni.

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Comments
  • Giada Mazzero
    Rispondi

    Patata….a sto punto non so più dove scriverti!! E non so se questa mail è un indirizzo valido, ma spero ti arrivi un mio grande abbraccio e un bacino 🙂 Sei forte charlottina!!

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