L’atletica è morta. Lunga vita all’atletica!

“Non esiste più l’atletica di una volta” disse il podista vecchio stampo al tapascione della domenica.

Quante volte ho sentito questa frase, pronunciata in modo perentorio, corredata da uno sbuffo e un occhio feroce alla massa di “runner” che di atletico hanno quasi solo l’abbigliamento.

Quante volte ho osservato le reazioni a questa frase, quasi sempre interrogative, spesso sdegnate, raramente comprensive.

Quando sento parlare delle gare di vent’anni fa nella mia mente appare l’immagine di una manciata di uomini nerboruti con un pettorale dotato di numero da 1 a 99, che ridendo si sfidano allo sparo, con grande veemenza, lasciando una scia di testosterone e sudore.

Mi ricordo quando da ragazza ad Aosta vedevo le notizie delle vittorie delle martze a pià e mi domandavo cosa avessero in comune con me quegli extraterrestri. Mi torna alla mente l’unica volta che ho corso i 1000 metri in gara, insieme a ragazzi che sognavano di essere Baldini e Ottoz. Mentre io speravo di arrivare viva in fondo.

Quell’atletica ha molto poco a che fare con il mondo del podismo di oggi. Mi basta pensare alle decine di migliaia di runner alla Deejay Ten, alle bellissime stracittadine frequentate da allegri “turisti della corsa”, alla fine è sufficiente guardare i miei selfie corredati di tempi (scarsi) su Instagram per capire che l’atletica è un’altra cosa.

Sarebbe come paragonare la partita dell’oratorio con il Calcio di serie A…

foto www.Firenze.repubblica.it

Ma perchè dobbiamo sempre fare il confronto? Perchè mettiamo queste barriere?

La voglia di separare, di distinguere, di tagliare. “No, questa non è atletica” – “Una volta eravamo atleti”.

Il desiderio di mettere distanza tra due cose, che di per sè sono distanti da morire.

E’ come andare in una trattoria, guardare il piatto di agnolotti irregolari fatti in casa e decretare che non esiste più la cucina stellata.

Cari amici tapascioni, cari amici podisti, lasciate correre. In tutti i sensi.

Esiste l’atletica, nei campi sportivi, nelle palestre, in testa alle gare. Lascio i giudizi sulla qualità dell’atletica italiana agli altri, non vorrei sentenziare una di quelle frasi qualunquiste dette da chi ha troppa poca competenza.

Ma esistono anche le persone che si divertono, che sfidano il proprio limite, che corrono un po’ arrancando, trasportando qualche curva di troppo. Esiste chi come me corre abbinando le scarpe con la maglia e si sente bellissima con la sua corona in testa. Esiste chi corre lentamente per assaporare l’evento, esiste chi si emoziona per la prima maratona, esiste chi si ritaglia un’ora due volte alla settimana per stare meglio con se stesso. Esiste chi i campi di atletica li vede solo alle olimpiadi. E allora?

Questa non è atletica, è “solo” amore per la corsa.

Lunga vita all’atletica e lunga vita al running democratico.

Continuiamo così, tutti a correre!

E se qualcuno vi dice che l’altetica non è più quella di una volta, rispondete pure che non ne sapete niente, voi siete fieramente runner.

 

 

RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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