TESTING SHOES: Brooks Ghost 9

Ci sono alcune sicurezze che un runner ha come punto di riferimento.

Una sicurezza è che le Brooks Ghost siano scarpe ammortizzate.

Brooks, nel suo catalogo, ha diverse scarpe ammortizzate. dalla mitica Glycerin, universalissima, alla mia preferita, la Brooks Launch (leggi recensione).

La Ghost, però, è un compromesso incredibilmente equilibrato, e lo è sempre stato, tra leggerezza e morbidezza, tra reattività e ammortizzazione. La Brooks Ghost per alcuni runner sono imprescindibili, è come la pasta al pomodoro insomma, la pizza margherita e la partita di calcetto. Una di quelle cose che ci fanno star bene e sentire al sicuro.

E infatti questa è la versione 9. Ci sarà anche un motivo, no?

E dire che Brooks in Italia è arrivata relativamente tardi… Ai primi anni, quel simbolo ad ala di gabbiano sembrava a molti un’imitazione del più conosciuto Swoosh Nike… E oggi agli arrivi delle maratone Brooks è tra i preferiti (negli USA è il primo brand…*)

la-scarpa-preferita-dai-maratoneti

 

Fatta questa premessa, passiamo al test delle Brooks Ghost 9, che vi premetto, ha richiesto diverse settimane di prove, essendo io più avvezza a una scarpa leggera e reattiva.

Guardiamole:

Proviamo a lasciar perdere il colore. Il nero della tomaia le rende visivamente pesanti, cosa che non sono per niente, quindi dimenticate il nero e partiamo dalla suola.

Come notate, la suola, bianca, ha un profilo segmentato, che si chiama Crash Pad, su tutta la lunghezza. Questa lavorazione serve ad accogliere il movimento del piede e dare una sensazione di morbidezza.

L’intersuola, nera, in BioMoGo DNA, reagisce ad ogni appoggio in modo elastico.

Di per sè, visivamente, la suola pare molto morbida ed elastica. Leggermente larga di pianta e sicuramente stabile sul terreno.

Passiamo alla tomaia.

Come potete notare, la mesh della tomaia è decisamente consistente, se vuoi spessa. Il puntale, ben visibile, protegge le dita dei piedi e la punta.

L’allacciatura, alta e stretta le conferisce un’idea di grande stabilità, mentre imbottitura interna e linguetta la rendono visivamente morbida.

Infiliamole:

Il feeling con il piede è ottimo: morbide, soffici, consistenti e confortevoli. Anche una volta allacciate rimangono scarpe che danno la sensazione immediata di affidabilità unita ad una grande morbidezza. Se parlassimo di un tessuto, diremmo che ha una “mano” morbida e una trama compatta.

Le allaccio ben ferme. I lacci sono molto elastici e fermano bene il collo del piede.

Il feeling a terra è molto morbido. Muovo qualche passo e sento bene il differenziale (9,4 mm), che rende l’appoggio stabile e ben ammortizzato. Consistente.

La pianta è sufficientemente larga, cose che a me piace molto, perchè sento che il piede riesce a rimanere mobile della scarpa.

é una scarpa che, pur essendo neutra, ha una tomaia molto protettiva: abbastanza alta sulla caviglia e fasciante sul tallone, dà quell’idea di piede ben protetto.

La punta rinforzata purtroppo si sente un po’ sulle unghie.

Io scelgo il numero della scarpa sulla dimensione in centimetri. Queste, rispetto ad altre sono proprio giustine, ma credo sia un dettaglio tipico di Brooks perchè con le Launch anche noto questa precisione.

Corriamoci:

Come scrivevo, le ho testate a lungo. Sia in corse lente sia in medi veloci. Non sulle ripetute in quanto non le ritengo scarpe da velocità. Come accennavo sono abituata ad una scarpa decisamente più leggera come la Launch, anche nei lunghi, perciò volevo capire bene questo modello nelle diverse situazioni.

Fin da subito il feeling piede-scarpa è ottimo.

Nel movimento è come  se la scarpa seguisse esattamente il movimento del piede, come una calza imbottita.

A ritmi più lenti, intorno ai 5’30”/6’00” al km, l’appoggio è elastico e protettivo. L’impressione è quella di correre con delle mini zattere ai piedi: ti enti quasi sospeso sul terreno. In questo le trovo molto simili alle Asics Nimbus, anche se più leggere.

A ritmi più sostenuti, invece, il movimento diventa più impacciato. Sento la scarpa un po’ troppo strutturata per il mio peso (58 kg).

Ultimamente faccio molta attenzione alla tecnica di corsa e all’appoggio, che cerco di mantenere reattivo e sul centro piede. Mentre a ritmi blandi si percepisce tutto il comfort della suola in BioMoGo DNA, a ritmi più veloci faccio difficoltà a “sentire” l’appoggio.

Quindi, se vogliamo, questa è una scarpa eccellente per allenamento e lunghe distanze in quanto è protettiva e molto, molto, affidabile. Su ritmi più brillanti lascia perplessi per “eccesso di protezione”.

Consigliatissima a runner di peso medio e alto, principianti o meno, che desiderano una scarpa estremamente affidabile. Ideata per neutri, mi sentirei di consigliarla anche a chi ha una leggera pronazione. Dato il suo buon supporto, potrebbe diventare un’alleata insostituibile per runner con arco plantare alto. Perfetta per le fanciulle, che, magari, pur avendo un appoggio buono, tendono ad avere un lieve valgismo e ricercano prima di tutto il comfort.

Sconsigliata agli amanti della calzata secca e decisa, a chi è abituato ad un appoggio naturale e achi predilige la sensazione tattile con il terreno. Per runner veloci consigliata solo per allenamenti lunghi.

VOTI:

AMMORTIZZAZIONE: 10

PROTEZIONE: 9

REATTIVITÀ: 6

LEGGEREZZA: 7

COMFORT: 9

ESTETICA: 6 1/2

*Lo scrive la prestigiosa rivista Fortune, facendo riferimento agli ultimi dati resi noti dal mercato.
Alla vigilia della maratona di New York, scrive Fortune, in America siamo nel bel mezzo della stagione delle maratone. Una passione, quella del running, che negli Stati Uniti continua a sviluppare numeri impressionanti. Secondo Running USA, che calcola ogni anno i numeri del settore, nel 2015 quasi 2 milioni di americani hanno portato a termine una mezza maratona, e ben 509 mila hanno corso una maratona. Numeri che denotano un lieve calo (l’8%) rispetto all’anno prima, rispetto ai quali però fa eco un’accelerazione del mercato delle calzature dedicate al running.
Secondo la National Sporting Goods Association, scrive ancora Fortune, lo scorso anno gli americani per mettersi ai piedi delle nuove scarpe per correre hanno speso 3,2 miliardi di dollari. Questo significa che il mercato è cresciuto del 40% rispetto al 2010. Per i runner più esperti, le cui scelte sono normalmente più studiate e quindi, ovviamente, imitate dagli altri, i brand specializzati sono sinonimo di qualità.
Non è un caso, scrive la rivista, che, sempre secondo una ricerca di Running USA realizzata su un campione di 10.000 persone, Brooks (che fa capo al finanziere Warren Buffet) è diventato il brand di scarpe preferito dai cosiddetti serious runner. Brooks ha scalzato la leadership di Asics, ferma al 18%, mentre al terzo posto si piazza Saucony col 14%. Nike scende al 9%, New Balance è quinta col 7%“. Adidas, conclude l’articolo, sarà più fortunata nelle corse del prossimo anno.
RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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