La corsa insegna la matematica

Quando ero poco più che una bambina, mi sono innamorata della matematica, soprattutto della Logica.

La sfida era risolvere problemi, cruciverba, rebus, giochi…

Veloce, sempre più veloce.

Mi attraeva l’indovinello, quella formula magica a cui c’è una e una sola risposta corretta.

Il tranello da superare, come in un gioco di abilità. La trappola della quale devi trovare il meccanismo per renderla inoffensiva.

Più il gioco era difficile, più aumentava la velocità e più lo amavo.

Una serie di numeri, una formula complessa. Lo snocciolarsi di numeri, somme, ipotesi, un cubo di Rubik, un tetris di caselle.

Non ho mai studiato la matematica. Semplicemente la risposta mi veniva in testa, chiara, pulita.

Ecco il problema.

Ecco l’incognita.

Ecco la soluzione.

Facile, pulito, logico.

Tutto questo snocciolare numeri e serie mi è ritornato alla mente sabato all’expo della maratona di Firenze, parlando con Mimmo, Mimmo Ricatti, quel simpaticone pugliese che corre forte, quello che quando la smetterà di fare il maratoneta vivrà della sua simpatia, quello che vive di pane e maratona.

Da una sua frase detta in radio per scherzare, ho capito tante cose:

correre mi ha insegnato la matematica”

Questo dice Mimmo.

La matematica mi ha insegnato l’esattezza della corsa.

Questo ho pensato io. E ho capito perchè la amo.

La corsa è una battaglia, una battaglia di sudore e di logica.

Un’enorme, complicatissima formula alla quale devi dare una soluzione.

Nulla inventi e nulla crei.

Come un problema di logica, analizzi la via, cerchi il calcolo che ti porta alla soluzione e lo segui.

C’è chi vede dentro questa equazione, la complessità della formula. Io ne vedo solo la linearità.

Correre è semplice, è naturale ed è quindi logico.

Forse un po’ l’uso di molti strumenti come il GPS, le app per lo smartphone, i programmi di analisi dei dati, ci stanno facendo dimenticare che la corsa è un continuo calcolo.

20 minuti di riscaldamento a 5’00”, significa mantenere una media costante per 4 km, significa che se fai il primo km più lento di 15 secondi devi poi compensare.

Fare ripetute a una tale velocità significa contare il tempo, sommarlo, segmentarlo per vedere i parziali. Correre una maratona con testa vuol dire separare i km, sommare i tempi dei singoli km, calcolare le proiezioni…

Prendiamo anche l’uso del cardiofrequenzimetro: “riscaldamento a 60% della frequenza cardiaca massima”… Ognuno di noi sa qual è la frequenza massima, ma se ne devi calcolare una percentuale, allora devi applicare una formula. E non ci sono soluzioni opinabili. Il numero di pulsazioni da tenere è quello…

Qualsiasi cosa succeda, non devi cercare una soluzione “personale”, devi solo capire bene qual è il “problema” che devi risolvere.

La corsa è lineare e il risultato è sempre un numero: se è superiore all’obiettivo non va bene, se coincide hai fatto bene, se il numero è inferiore ti sei superato.

Non ci sono né buoni né cattivi, solo chi va più forte e chi va meno forte. Nessuna opinione, solo dati.

E all’interno di questi numeri delle persone, che sapranno farne un buon uso e divertircisi.

Sapranno dare il significato a quei numeri.

Ho sempre pensato che la Logica, nella sua esattezza, ci permettesse di liberare la nostra personalità.

Ora che ho conosciuto la corsa, penso solo più che:

La corsa libera lo spirito e la creatività.

Buone corse amici e grazie Mimmo per lo spunto!

PaceBands_image

RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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