New Balance Hierro V4, le scarpe per il nostro UTMB Ushuaia
Per correre serve poca roba, “una maglietta, un calzoncino e un paio di scarpe”.
Il fatto che sia così semplice, però, deve farci riflettere sull’importanza di questi tre oggetti, soprattutto se la gara da correre è una 50km con 3.000m D+ come UTMB Ushuaia.
Nella gamma di scarpe da trail running New Balance i modelli sono diversi e prima di definire la scarpa perfetta, ne ho provati due
Se le prime sono scarpe robuste e reattive, perfette per terreni tecnici e distanze più brevi, le nuove Hierro V4 sono il perfetto compromesso tra grip, ammortizzazione e sostegno.
Per fare la prova del 9, le ho testate durante il CMP Trail Imperia (leggi qui della mia gara).
Recensione New Balance Hierro V4
Guardiamole
Normalmente nell’osservare una scarpa parto dalla suola. Invece in questo caso ad attrarre la mia attenzione è principalmente la tomaia, vera innovazione rispetto alla versione 2 che calzavo durante la Corsa della Bora.
Già nell’edizione 3 è stato introdotto un colletto a calzino che avvolge la caviglia e la tomaia HypoSkin che si adatta alla forma del piede, fasciandolo.
Questo tipo di tomaia, avvolgente ed elastica, permette di plasmarsi sul piede. Per chi come me non è abituato al trail, avere una scarpa in cui il piede sta fermo è fondamentale sulla lunga distanza. Chiunque venga dalla corsa su strada, infatti, non è abituato al movimenti laterali del piede dovuti alle differenze di pendenza laterale del suolo e al fondo sconnesso. La necessità quindi di avere una scarpa molto fasciante è primaria.
Il colletto a calzino, inoltre, evita l’ingresso nella scarpa di foglie, aghi di pino, terra e pietrisco.
La seconda cosa che noto è il “toe protect”, cioè la protezione della punta, che è bella alta.
Passando infine alla suola, il marchio Vibram mi dà sicurezza. Il grip è fondamentale nel trail, soprattutto se sei impacciata come me.
L’intersuola in Fresh Foam, decisamente alta, la conosco bene. A partire dalla Fresh Foam Boracay V1 con cui ho corso la Maratona di Roma e la Nizza-Cannes nel 2015, fino alla Fresh Foam Boracay V2 con cui ho corso la Maratona di Milano nel 2017, ho sempre amato il feeling di questa intersuola in pezzo unico in schiuma.
Il risultato è una scarpa molto flessibile e leggera, l’aspetto è morbido e confortevole, ma bisogna provarla!
Indossiamole.
Faccio subito fatica ad indossarle e mi innervosisco anche. Il colletto a calzino è stretto e il piede fa fatica, soprattutto il sinistro, la cui caviglia mi fa un po’ male. Allargo bene i lacci, che sono belli robusti come piace a me e fanno fatica a smollarsi (positivo, perchè facilmente non si smolleranno nemmeno durante la corsa) e finalmente le infilo.
Le ragazze che leggono si ricorderanno come era difficile mettere le scarpe a Barbie: dovevi allargarle e quando finalmente le infilavi, poi facevano “clack” e rimanevano inglobate nel piede della bambola.
Ecco, con le Hierro è così: nel momento in cui le indosso, il piede si infila dentro e si trova completamente avvolto dalla tomaia elastica. Adoro questa sensazione avvolgente.
Lego bene i lacci, che si stringono attorno al collo con forza e ci faccio due passi.
La sensazione è piacevole, il Fresh Foam si sente, la calzata è perfettamente adattata al mio piede. Mi sento molto stabile.
Per giudicare una scarpa da trail, però, ci va un sentiero e servono salite e discese, quindi si corre!
Corriamoci.
Dopo averle indossate in casa e in una corsa leggera su strada innevata, le provo direttamente in gara. Sono 30km e non ho paura dell’effetto “scarpa nuova” perchè la sensazione è buona già sull’asfalto.
Essendo scarpe molto morbide, le penso ideali per questo tipo di gara, in cui il sentiero è intervallato da strade bianche e tratti di asfalto.
Iniziamo a correre subito su asfalto, difatti. Come avevo già pensato nella prima corsa fatta, la scarpa è veramente ben ammortizzata. Malgrado non sia (ovviamente) leggera e flessibile come una scarpa da strada, rimane morbida e reattiva. In certi modelli più rigidi, su asflato il piede si affatica. Qui no.
Dopo l’asfalto inizia il single track in salita. La tenuta è ottima, ma quello che mi piace di più è che il piede non scappa di lato. Non ruota nella scarpa malgrado i sassi.
Ritornati su strada bianca, mi permetto di correre senza guardare troppo a terra. Non sento i sassi sotto, la caviglia (anche la sinistra) regge.
In discesa cerco di migliorare rispetto al mio solito terrore di cadere e la scarpa mi aiuta.
Alla fine dei 30 km ho un leggero fastidio al piede sinistro, ma non mi fa male malgrado tutto.
Arrivo al traguardo volando e salto.
Cosa volevo di più?
La tenuta e il sostegno del piede. Faccio un excursus sulla tenuta e sul sotegno. Una volta si pensava che sui sentieri ci andassero scarpe alte. Con il dilagare del trail, la scarpa “tipo da ginnastica” con suola tassellata ha preso il sopravvento: caviglie scoperte e lacci leggeri.
Questa tipologia di scarpa va molto bene per chi è esperto e ha una corsa sicura anche su discese ripide. Se, però, siete come me incerti nella corsa, penso che una tomaia che copre e protegge la caviglia sia da preferirsi. Questo colletto a calzino è “tanta roba”. Il piede è sicuro, è coccolato, la caviglia si sente più sostenuta.
Dopo 15, 20, 30 km di fatica, il piede ha necessità di essere sostenuto. Trenta chilometri di trail sono quasi 40mila passi e quarantamilapassi, di cui tanti in discesa, sono uno stress notevole per le articolazioni del piede.
Cercate scarpe che vi sostengano.
VOTI:
AMMORTIZZAZIONE: 9
PROTEZIONE: 8
REATTIVITÀ: 7
LEGGEREZZA: 7
COMFORT: 10
ESTETICA: 7
Ciao,riguardo le Hierro v4 ,a trasportabilità come ti sei trovata?hanno migliorato rispetto alle v3?grazie