Auguri a me! MezzAosta, la mia festa

Il numero 34 mi ha sempre fatto bene. 3 e 4 fa 7, come 7 novembre. Il mio compleanno.

34 era il numero del mio amore.

34 sono i miei anni, oggi.

1 ora e 34 minuti, il mio nuovo Personal Best sulla mezza maratona, ieri, alla MezzAosta. La mia città.

Vi racconto i miei 21 km. Così come li ho vissuti io, che vi piaccia o meno.

Aosta, io l’ho mollata a 18 anni, nemmeno 19, perchè gli anni li compio il 7 novembre e me ne sono andata a settembre. 16 anni fa.

Quindi, se vogliamo, potete dire che Valdostana, io, non lo sono più. Eppure, ti si incagliano tra cuore e polmoni certi ricordi dell’infanzia, che nemmeno gli anni possono cancellarli.

Affetti e profumi, colori e ricordi.

Correre la MezzAosta, in qualche modo, era quasi un dovere. Poi, in vista della Maratona di Verona, ma solo poi, era anche un buon test. Ho fatto i salti mortali, rimbalzando tra provincia di Cuneo e la Valle per due giorni, ma alla fine ero al via.

Avevo sete in partenza. Sete che avrei potuto non partire proprio. Sete come ce l’ha una persona in rpeda all’ansia.

Ma parto.

Senza pensare troppo.

I sogni.

Se i primi chilometri si sentono nelle giunture, gli occhi non guardano mai a terra, ma vedono laggiù, tra le nubi, il ghiacciaio del Ruitor, quello che ho visto da sempre. Passiamo dal Liceo Scientifico che racchiudeva tanti amici, passiamo dietro alla biblioteca dei miei studi (o non studi).

Fronteggiamo il negozio di biciclette che mi sorrideva quando ero innamorata del meccanico. Corro pensando ai luoghi, a come si trasformano quando li amiamo, anche per motivi futili.

Mi ritrovo a guardare le vetrine di quel negozio di abiti da sposa che mi faceva tanto sognare da bambina. Sogno ancora adesso mentre, tutta sudata, guardo quelle medesime forme bianche con i fiocchi. E’ come se, qui, avessi ancora diritto a quel sogno. Come un bambino che vuole ancora credere a Babbo Natale.

Corriamo e giriamo attorno all’Arco D’Augusto.

Il tifo è sempre presente.

La Mezza Maratona di Aosta, prima che una gara, è una festa per i valdostani. Una festa a cui tutti partecipano.

Costeggiamo il centro e giriamo verso la Cidac. Gros Cidac. Sapete cos’è?

La Cidac.

La Cidac è la tradizione più tipica di Aosta e non scherzo. La Cidac nasce nel 1945, come ingrosso Cash and Carry (leggi la storia qui), si chiama CIDAC perchè è un acronimo: “Commercio Ingrosso Droghe Alimentari Coloniali”.

E così rimane, come un’istituzione imprescindibile, l’unico ipermercato che un aostano frequenta volentieri, da sempre.Dove nelle altre città si va all?auchan, all’Esselunga, al Carrefour, noi andiamo alla nostra CIDAC. Essendo così a stretto contatto con la natura francese (più che a quella italiana), la Valle, negli anni ’90, apre le porte al Carrefour, allora “il Continente”. Ma pochi ci vanno. Solo chi si trasferisce qui da poco tempo non va alla Cidac.

La Cidac per noi è un dovere.

Io la domenica alla Cidac ci andavo con la nonna, quella nonna cheda bambina mi ci portava sempre. E’ una tradizione che si tramanda, la Cidac. e se noi siamo cresciuti sulla Cidac, la Cidac è cresciuta su di noi: corsie a doppia larghezza, carrelli da ingrosso con pedana, una sezione di prodotti valdostani che manco in gastronomia, ceste di verdura e frutta che sembra che Aosta abbia un milione di abitanti e non 36mila.

Un percorso tutto Aostano, poteva quindi non passare dalla Cidac? E, come volevasi dimostrare, se in centro c’era gente ad applaudirci, qui c’è una folla.

La Cogne.

Proseguiamo tra chilometri e tradizioni ed entriamo dentro all’acciaieria Cogne. Se Cogne è famosa per il delitto Franzoni, per noi Cogne è solo sudore e scintille. Dal mio balcone che vede tutta la città, vedi due grandi blocchi: la Cidac e la Cogne. Una è statica, l’altra fuma ininterrottamente di fatica e sudore.

Se ad Aosta c’è qualcuno ancora, lo dobbiamo alla Cogne, che negli anni passati ha chiamato lavoratori e braccia forti, da Piemonte, Calabria, Veneto. E ora dall’estero. Per Aosta la Cogne è lo Stato. Lavorare in Cogne era una benedizione, l’assicurazione per la vita. Il quartiere Cogne, dove abitava chi si bruciava le braccia a forza di forgiare acciai, è forse il più moderno della città.

Cogne è vita e fatica, stipendi e benessere.

Attraversare i vialetti tra i capannoni mi fa commuovere. Sarà perchè l’archeologia industriale mi ha sempre affascinata, sarà che si respira ancora l’orgoglio di chi ci lavora. Mi piace la gente caparbia, che china la testa e fa fatica in virtù di un’onestà che sta più in se stessi che nel dovere verso gli altri. Corro con questo spirito e prendo velocità. Non mollo, grata di avere la fortuna di essere così cocciuta.

Casa.

Giriamo la direzione a Pollein, dove la lieve salita decima chi mi sta davanti e la mia competitività prende il sopravvento. Me ne frego letteralmente della fatica. Guardo le mie montagne e mi sento come loro: piantata dentro questa terra.

A nulla sono serviti questi 16 anni di “estero”. Io sono Valdostana e sempre lo sarò. Qui respiro.

Qui vivo.

L’arrivo nelle vie del centro mi trova commossa.

Due chilometri di tifo che le grandi città se lo scordano. Mi rendo conto che le persone tifano ognuna il proprio eroe personale, l’amico, il fratello, il collega. Come in un grande paese, sono tutti qui per essere vicini ai loro affetti. Nelle grandi gare si guardano i primi per la bellezza del gesto, qui ognuno è importante perchè è “l’eroe di casa”.

L’arrivo è all’arco d’Augusto. Arrivo a braccia alzate, felice di esserci, orgogliosa di questa bellissima gara, orgogliosa di appartenere a qeusta città.

All’arrivo trovo due miei compagni delle scuole elementari. E siamo sempre noi.

Sono arrivata.

Arrivata a casa, in 1 ora 34 minuti e 17 secondi.

 

 

Se cercate una gara piatta, veloce e varia, che vi permetta anche di fare una mini vacanza tra polenta e camoscio e magari una capatina serale alle terme, non perdetevi la prossima edizione di MezzAosta.

Io ci sarò.

 

RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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Showing 3 comments
  • ciccamelio
    Rispondi

    Bel racconto!!!, devo essere sincero, la voglia di partecipare alla mezza di Aosta me l’hai fatta venire, soprattutto per gustare la polenta e il camoscio 🙂

  • anna
    Rispondi

    Bravissima! Io sono a 1:40:11 sec. e mi sento lentissima! Magari arrivassi ad un 3 davanti!!! Tanta invidia!

    • admin
      Rispondi

      Per prima cosa non sei affatto lenta, in secondo luogo vedrai che un paio di minuti li togli!!! Credici!

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