Una montagnina che fà tanti schizzi: nuotare non mi ha fatto schifo

Se nasci in una regione che ha montagne ovunque, succede spesso che il nuoto sia l’ultimo degli sport che provi.

Malgrado Aosta abbia una delle piscine più belle di sempre, e una scoperta da 50 metri, diciamo che io e l’acqua non siamo mai andate d’amore… forse andiamo d’accordo se si inserisce tra di noi del sapone profumato. Ecco.

Da bambina nuotavo con i braccioli ed era una tragedia, non riuscivo praticamente a staccarmi dal bordo piscina. Avevo un insegnante tremendo. Me lo ricordo con la pancia e la testa barbuta, che urlava solo “Staccati!!! Staccati!!!”. Cattivo. Che poi magari era un ragazzo angelico, ma io avevo così paura che per me era come un orco.

Ho imparato lentamente, da sola, cercando di sconfiggere le paure.. Prima al mare. E come puoi non fare il bagno nelle calette sarde quando hai 10 anni? Con il mio babbo tutto contento che facevo snorkeling, cosa che tutt’oggi mi fa orrore e mia mamma che mi fotografava come una moderna sirenetta – e non ero niente male!

Poi, quando arriva l’età dell’adolescenza e prendi troppi chili in un botto, mi sono letteralmente spaccata di piscina. 120 vasche al giorno in stile inventato, tra rana e tavoletta, muovendo le braccia a caso e facendo una fatica accecante. D’altronde, però, la piscina di Aosta non era un luogo particolarmente frequentato al pomeriggio e non mi vedeva nessuno.

All’università in qualche solitario week end post serata alcolica, una capatina ad una delle piscine comunali di Torino l’ho fatto. Se non altro perchè “emigrando” mi sono confrontata con uno stuolo di ex nuotatori agonistici, dal fidanzato alla coinquilina, che regolarmente hanno cercato di aiutarmi a non annaspare, senza risultati evidenti.

Una storia di schizzi e lacrime direi, di repulsione sempre crescente, tanto che al mare io “mi puccio”, senza muovere quasi nulla, per poi ritornare a riva mentre gli altri mirano verso il largo.

Solo che.

Solo che corro 90-100 km alla settimana. Solo che devo perdere qualche chilo e come faccio a correre di più. Solo che le giunture iniziano a scricchiolare per il troppo carico. Solo che la schiena è debole. Solo che.

Solo che nuotare è l’unica soluzione.

Così eccomi in bikini da triathlon (comprato perchè va bene per correre al mare), varcare l’umida porta delle piscine torinesi.

Prima quella dell’università, tanto amica. Poi quella di fianco a casa.

La prima volta scelgo lo stile rana. Chiamandolo stile per puro amor proprio, perchè non oso pensare a qualcosa di più lontano dallo stile. 80 faticosissime vasche, che se non fossero ina cqua sarebbero ricoperte di sudore paonazzo.

1h17 per 2000 metri, quasi un record di lentezza.

Poi di nuovo, cercando di imitare i compagni di corsia in un improvvisato stile libero.

Sempre 2000 metri, in 1 ora.

La mente va alle parole della mia amica nuotatrice: “allunga”. Ok, allungo, allungo la bracciata, mi allungo io, la schiena e le gambe.

Uno, due, respira. Uno, due, respira.

Non riesco a respirare ogni tre bracciate, troppa paura, troppi schizzi. Prima annaspo, poi diventa più facile.

Sono esausta, ma la schiena è allungata, le spalle mi fanno meno male di quando corro che non le uso affatto.

Esco grondante e affamata. Sono le 20:30.

Un istruttore mi ferma. Devo aver infranto qualche regola di decenza o forse mi vuole aiutare. Un corso epr bambini…

“ti posso allenare? Sei brava e forte, con le tue gambe saresti perfetta per il nuoto pinnato. “

Lo guardo e rido. Mi sfotte. Io vado in piscina con immensi sforzi e questo mi sfotte…

“Saresti tra le top”.

Ma chi, io?

Mi dà il suo biglietto da visita. “Ti alleno, sei forte, andresti come una scheggia”

Dio è veramente misterioso.

Una Carlotta con le pinne non l’avrei mai pensata.

Oggi corro.

PS: chi vuole dirmi che l’intento del sedicente allenatore era lasciarmi il suo numero di telefono sperando che lo chiami, si tenga il commento per sè. Lasciatemi illudere. Ah ah ah

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RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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Comments
  • sportsilvi
    Rispondi

    quindi l’hai chiamato?

Rispondi

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