GR20 – quarta tappa, da Verghio a Mangano

Quarta tappa, da Col de Verghio a Mangano

Preparatevi perchè questa tappa, brevissima direi, di quattro ore e mezza, è la più bella, la più corsa tra le corse, la più sorprendente di sempre.
E’ una tappa facile, che volendo potete fare anche da sola andando in auto fino a Verghio, quindi se passate dalla Corsica centrale non fatevela scappare.

Si parte salendo quasi in piano nella magnifica foresta per un’oretta, fino ad arrivare al primo colle, reso celebre dalle cartoline: una cappella votiva, un albero plasmato dal vento e il mare in lontananza.

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Dedicate un paio di minuti a questa vista, al profumo del mare che viene da non così lontano spinto dal vento. Ecco, solo sperate non ci sia troppo vento, altrimenti vi scordate la pausetta onirica.

Proseguite salendo facile, attraverso un paio di colli dalle viste memorabili fino ad arrivare ad una prateria che preannuncia lo spettacolo del Lago di Ninu.

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Sembra di essere catapultati in Mongolia, o almeno, come io mi immagino la Mongolia dai documentari. Una distesa di. Erba soffice, di un verde irreale, brucata da cavalli selvatici di ogni razza ed età.

Il “Lavu di Ninu” è una conformazione tipica corsa. Si tratta di un lago d’altura formato da fonti sotterranee che danno origine alle cosiddette “Pozzine”, cioè delle torbiere che solcano il verde ed asciugando formano sacche di torba fertile e piena di vita.
I cavalli non li hanno messi per attirare i turisti, ma sono mandrie spontanee di cavalli semi-selvatici, allevati come qui si usa, in piena libertà.


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Lasciamo che la natura faccia il suo corso, se non rientrano li andremo a cercare” – queste sono le parole dei pastori della Bergerie Vaccaghija appena sotto il lago.

Continuando la passeggiata, incredibilmente facile e quasi corribile (se non avessi i miei 50 litri di zaino), si passa attraverso una foresta – molto rada – di olmi secolari dai tronchi torti come schiene di streghe.

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Io me la godo andando ogni profumo, ascoltando ogni suono, curiosando tra ogni dettaglio.

In questa tappa sono completamente sola, ma ammetto di aver volentieri lasciato partire con anticipo i miei consueti accompagnatori; volevo godere di questo spettacolo senza parole, per poter rimanere senza parole.

Mi spiace quasi di andare giù veloce come una vera mùntagnina, ma so che la Bergerie mi aspetta e so che, come sei anni fa, i pastori mi regaleranno un’ora di gioia pura.

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Arrivo che stanno pranzando e temo di disturbare, ma sono in errore, mi accolgono come un’amica.
Da un lato è bello essere una donna sola e saper sorridere senza finzioni. Alcuni direbbero che sono una boccalona. Io mi definisco senza limiti.

Noel, Jean ed Erik sono volti da amare. Compro il formaggio e me lo fanno mangiare con pane.
Poi arrivano i fichi “che senza fichi non è buono”, poi la birretta, poi il caffè.

Amo questa gente magnifica. Bella come queste montagne, ostinata e contraria, dedicherò un articolo a parte., però, perchè sarebbe una parentesi sprecata qui. Voglio raccontarvi ogni ruga, ogni espressione.

Mi invitano a cena, ma continuo. Dio solo sa quanto vorrei restare, ma finirei col restare per troppo tempo, forse per giorni, forse per sempre.
Qui mi sento bene, tra i pastori mi sento a casa.

Arrivo in un battibaleno al rifugio con lo zaino che sa di formaggio e mente – regalatami da Jean per dimostrarmi che potrebbe farmi anche un Mohito.

Metto la tenda, lavo i vestiti e mi regalo un bagno nel torrente di fianco.

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Non ho voglia di tornare, ma tanto domani mi aspettano almeno dieci ore di cammino. Meglio pensare all’oggi.

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RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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