
Lavaredo Ultra Trail da spettatrice con La Sportiva: tra miti del trail e montagne che lasciano il segno
Manco a farlo apposta ho appena scritto un articolo per la rivista con cui collaboro, 4Running Mag, sui runner da strada che in estate si lasciano affascinare dai sentieri. E così quando scendo dall’auto di Claudio Primavesi a Cortina la “trail passion” mi arriva dritta in faccia, come un fulmine che ti prende quando il cielo è blu. Innamorata di tutto: dell’ambiente, dei colori, ma soprattutto della montagna.
Strada vs Trail, cosa penso io
Facciamo un passo indietro però. Chi mi conosce sa che non sono un’appassionata di gare di trail running. Lo sono stata in un passato che fatico a considerare ancora mio, ma oggi sono distante da questo mondo quasi quanto lo sono dal nuoto in acque libere. Non interpretate male il mio rifiuto, io amo la montagna più di ogni altra cosa: ci sono nata e ne riconosco il profumo appena si avvicina, ma spillarmi un pettorale per correrci mi allontana dalla mia visione “pura” dei monti. Per me montagna è libertà, leggerezza, sentimento, invece quando gareggio cerco performance, sana competizione, concentrazione massima. Per questo ho scelto l’asfalto per mettere un chip e ho lasciato ai monti tutta la libertà che a mio avviso meritano.
Il trail running delle origini
Fatta questa premessa, ho amato seguire il trail running fin dai suoi albori. Da Valdostana ho vissuto le imprese dei primi skyrunners da vicino e con stupore e, poi, da runner ho letto libri e interviste ai grandi trail runners degli anni 2010. Le epopee americane, la corsa vissuta come contatto estremo con la natura, come mezzo semplice per l’avventura. Kilian Jornet era un mito, l’UTMB un sogno per pochi. Ho anche seguito le prime due edizione del Tor spostandomi per le valli. Poi, quando questo mondo, ha acquisito quel suo lato atletico e competitivo che oggi è preponderante, ho virato sulla sola corsa su strada. Tant’è, insomma. Senza giri di parole, al trail non ho più pensato.
Cortina, la Lavaredo Ultra Trail, Anton Krupicka e il ritorno di fiamma
Fino a che non ho messo piede a Cortina l’altro giorno. L’invito a seguire la Lavaredo Ultra Trail è venuto da La Sportiva, brand sponsor dell’evento. Tra le attività proposte nessun pettorale, ma una corsa in libertà accompagnati da Anton Krupicka. Sapete chi è Anton Krupicka? Anton è IL mito americano, almeno per quanto mi riguarda. Un uomo alto e selvaggio, che ha fatto della corsa uno strumento di libertà. Fortissimo fin da giovane, ha macinato un’infinità di chilometri per anni, da cavallo selvaggio, a torso nudo, capelli al vento come una criniera. Io ricordo un suo video in cui spiegava come eliminava parte dell’intersuola delle scarpe per avere più feeling con la terra. Un matto per alcuni. Un idolo per me. E’ così che si convince la Carlotta: facendole vivere un desiderio. Inoltre Anton a Cortina ha vinto proprio la LUT, 11 anni fa e rimane scolpito nella memoria.
Ebbene scendiamo dall’auto e inizia questa due giorni in uno dei paesi montani più blasonati delle Alpi. Entriamo all’Hotel de La Poste – c’è sempre un hotel “De la Poste”- sudati e odoranti di caldo urbano. In queste stanze è stato girato Vacanze di Natale di non so che anno e io mi sento un filo De Sica, dritta dall’asfalto alle Dolomiti, ma pazienza. Devo riappropriarmi dell’aria montana e in pochissimo tempo ci ritroviamo alla partenza delle gare. Sotto l’arco della LUT stanno arrivando i partecipanti e alla 50km. Forse avrei potuto parteciparvi? Il primo pizzicore dell’invidia fa capolino in me.
Proviamo il nostro paio di Prodigio Pro , il nuovo modello La Sportiva dedicato alle lunghe distanze in montagna, che teniamo per la corsa dell’alba di domani. E mentre attendiamo la partenza della gara regina, la 120km, incontriamo Anton Krupicka che partecipa a un talk. Vorrei approfondire qualche discorso, ma mi limito a chiedere una foto. Una groupie più che una giornalista insomma. Finalmente arrivano le 23, parte la Lavaredo Ultra Trail. I visi sono allegri talvolta e talvolta affranti. Tutti emozionati, compresi gli atleti pro, che spesso hanno imparato l’arte della dissimulazione. Il fiume di runner passa dall’arco di aprtenza per più di 10 minuto. Sono più di 1600 partecipanti. Ad alcuni cade qualcosa dallo zaino, chi i bastoni, chi le borracce. Siamo sempre troppo frettolosi, soprattutto quando davanti ci aspettano se siamo bravi 20 ore di corsa. Qualche donna è vestita come lei, la regina, Courtney Dauwalter, atleta icona del trail di lunga distanza che corre in abiti dal taglio maschile, con i celebri short che sono più long che short, larghi e colorati. Il bisogno di identificarsi con un’immagine è forte, regala coraggio e sicurezza, anche se spesso serve a poco come efficacia ci dà l’idea di appartenere a un certo gruppo ristretto. E ci piace.
Aspettiamo l’ultimo e andiamo a dormire, io sono con Karen Pozzi in stanza. Ci conosciamo da quando dieci anni fa scrivevamo un blog. Io lo scrivo ancora, proprio qui, ma solo quando ho tempo. Lei oggi fa la giornalista a tutto tondo. E siamo ancora qui a emozionarci. Malgrado i figli, malgrado gli impegni, emozionate come 10 anni fa. Ci corichiamo per queste 4 ore: domani si corre con Anton.
Correre con Anton Krupicka sui sentieri della Lavaredo Ultra Trail
La sveglia suona e saliamo con la colazione al sacco (non troppo invitante) a Cimabanche, al 68esimo km circa di gara. Attendiamo la prima donna bevendo tè caldo. E’ lei, lo sapevamo sarebbe stata lei, è la regina Courtney Dauwalter, con gli occhiali californiani e il sorriso surfista. Dopodichè iniziamo a correre seguendo il percorso gara, tutti dietro ad Anton. Non avrei mai detto nella vita che avrei corso dietro ad Anton Krupicka. E invece è così. La sua corsa è leggera, lui silenzioso. Vorrei chiedergli qualcosa, ma, come spesso accade di fronte ai Miti, non so più cosa dire e allora mi perdo nelle montagne, in quell’immagine stupenda. Qualche concorrente ci supera, si affianca per un secondo e poi va avanti.
La montagna di apre di fronte a noi e in poco tempo inizia la discesa verso la Malga Ra Stua. Qui i concorrenti rimangono sul sentiero, mentre noi continuiamo a scendere prima per la strada asfaltata e poi nel bosco, fino a Cortina.
Arriviamo per colazione, una doccia e aspettiamo i primi che completano la gara. Il podio maschile arriva entro le 11.10 circa, sono atleti incredibili, hanno corso a 10km/h su un percorso da 120km e 5.800m D+, sono magri, atletici, performanti. Alle 13 circa arriva anche Courtney Dauwalter, prima donna. E’ giunto il momento di tornare a casa. Restituisco la mia Prodigio Pro allo stand La Sportiva, compro la maglietta ricordo per i miei due uomini a casa, salgo in macchina di Claudio e ci rimettiamo in viaggio. In totale ho trascorso circa 20 ore a Cortina, 4h di sonno e 2h30 di corsa.
Appuntamento al 2026, forse. Perché la voglia di libertà torna facilmente, troppo facilmente. Ciao Lavaredo Ultra Trail, sempre un piacere.
Leggi il racconto del mio viaggio a piedi alle Tre Cime di Lavaredo.