TESTING SHOES: Reebok Floatride, le scarpe della mia maratona

Direi che posso dire di aver testato le Reebok FloatRide.

Sono al sesto paio in sei mesi (io sono sofisticata sulle scarpe, non le porto mai all’usura, le cambio ogni 400 km), ci ho corso mezze maratone, dieci chilometri, ripetute, la Maratona di Boston (a proposito, ti chiedo di leggere il mio articolo, perchè ci ho messo tutto il cuore), ci ho anche camminato tanto.

Insomma, le Floatride sono diventate le mie “scarpe universali”.

Per questo mi permetto di scriverne una breve recensione.

All’inizio non riuscivo a correre come volevo. La suola mi pareva molto piatta, poco reattiva, la tomaia molto morbida, forse troppo.

Ho preso il primo paio esattamente del mio numero solito, 25cm di piede. Poi, con il secondo paio, ho optato per 5 mm in meno.

E finalmente ho iniziato a “capire” queste scarpe.

La tecnologia applicata alle FloatRide è decisamente innovativa.

Partiamo dal basso: intersuola.

L’intersuola è leggerissima e molto morbida, contornata da un bordo in EVA. L’appoggio sul terreno è così iper-confortevole, come camminare su una nuvola. A me questo dettaglio piace moltissimo, lo ricerco nelle scarpe. Ho un “piede gentile” e deve essere accarezzato, per cui ricerco la morbidezza in primis e per valutarla mi basta infilarle e fare qualche passo.

Suola

La suola è sottilissima. La vedete, è nera. La sua funzione è quella di dare grip e proteggere la schiuma dell’intersuola Floatride, che effettivamente è delicata. Vi suggerisco di non usarle tuttavia negli sterrati, perchè rischiereste di rovinare la schiuma dell’intersuola con pietruzze e ghiaia. Molto bene su asfalto e terreni morbidi, sul bagnato forse c’è ancora da lavorare.

Tomaia

La tomaia non ha una sola cucitura. E’ in Ultraknit, un tessuto a diversa densità che avvolge il piede. Il dettaglio che apprezzo di più è che sul tallone l’imbottitura è veramente “esagerata” e morbida. Trovo che le scarpe che avvolgono bene tallone e tendine d’achille siano insostituibili, soprattutto per chi percorre molti chilometri e come me non è un fuoriclasse.

Inoltre il taglio alla caviglia è molto basso e lascia i malleoli ben scoperti, particolare molto comodo, soprattutto per chi come me prona leggermente (ho detto leggermente, io ho un appoggio neutro)

Allacciatura

L’allacciatura merita un dettaglio. Infatti i lacci tengono insieme una sorta di gabbia che avvolge il collo del piede, una gabbia in plastica. Questo è il solo dettaglio che ancora oggi mi perplime e che spero che nelle evoluzioni venga modificato. Non è infatti facilissimo stringere bene la scarpa (che di per sè è veramente molto free) senza rendere la gabbietta di plastica troppo aderente. Insomma, tirando bene i lacci si rischia di stringere troppo la gabbia e di avvertirla poi a lungo andare nei chilometri.

Per chi è perfetta:

Direi per il 70% dei runner. E’ una scarpa super flessibile, morbida e facile. Dovete solo abbandonare il vecchio concetto di scarpe e abituarvi alla novità. Difficile tornare indietro. Per runner leggeri benissimo usarla dai 10k ai 42k, per i più pesanti forse la consiglierei fino ai 21k.

Benissimo per runner neutri e, se devo proprio dirvi, anche per chi ama l’estetica: sono molto belle.

A chi la sconsiglio:

A chi ama l’ammortizzazione tradizionale e a runner molto pesanti. La sua leggerezza, l’intersuola molto morbida e la tomaia in ultraknit sono tecnologie che facilmente si consumano. Un runner molto pesante rischierebbe di accorciarne troppo la vita.

La sconsiglio a pronatori e supinatori. Malgrado la gabbietta sul collo del piede, il supporto è minimo.

 

Prodotto fornito da Reebok Italia

RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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