Nike Air Zoom Tempo Next %, la recensione

Testare la Nike Air Zoom Tempo Next % è stato a dir poco curioso.

Questa scarpa è la crasi tra tutto quello che di innovativo Nike ha lanciato negli ultimi anni per quanto riguarda il running: cuscinetti Air Zoom, Schiuma React, schiuma ZoomX, tomaia Flyknit e plate (semi) rigido.

La Tempo Next % offre al podista la promessa di una scarpa ammortizzata, reattiva, responsiva e stabile allo stesso tempo, una specie di albero della cuccagna, insomma.

Per questo testarla, ammetto, non è stata cosa facile.

Come sempre prima di scrivere la recensione, l’ho testata in diverse occasioni: ripetute brevi, fartlek, lento e medio.

In tutte queste situazioni mi è parso di avere scarpe diverse, mai la stessa, proprio perchè le diverse caratteristiche delle Tempo Next% “lavorano” su differenti obiettivi.

Guardiamole.

Questa è l’analisi più eclatante, perchè la Nike Air Zoom Tempo Next% è stratosferica.

L’intersuola altissima (40mm sul tallone e 30mm in avampiede per la donna, 42mm-32mm nell’uomo) vede i 3 materiali intersecarsi. Il tallone in React è morbidissimo, lo ZoomX in avampiede e mesopiede decisamente più reattivo e i due pod di Air Zoom – uno fuxia e uno blu – sono scoperti, in bella vista, come lo zoccolo di un cavallo.

La suola ha una curiosa forma a goccia, larga in avampiede ed estremamente sottile sul tallone, come già eravamo abituati dalle Zoom Fly 3.

La tomaia in Flyknit è quasi traslucida, l’allacciatura integrata sembra quasi inutile tanto il tessuto si adatta al piede.

Pesano decisamente poco. Molto poco.

Indossiamole.

Le infilo come una calza, sono aderenti al piede tanto da dargli anche un senso di stabilità.

Il react sul tallone cede sotto il mio peso come una spugna, ma quando porto il peso in avanti la combinata Zoomx+Air Zoom sostiene il peso e l’appoggio si fa stabile.

La scarpa è leggerissima, non fosse per i pod di Air Zoom non si sentirebbe.

Il numero è coerente con la calzata abituale Nike.

Il plate – in nylon – è flessibile, molto più di quello delle Zoom FLy 3.

Corriamoci.

Divido l’esperienza di corsa in 3: ripetute brevi – fartlek – lento.

Inizio dalle ripetute, sono 20*400 (non così brevi in effetti), fatte su pista da 400 m in cemento. Nel riscaldamento mi accorgo immediatamente che la risposta della scarpa è molto buona, morbida e reattiva. Molto “rimbalzante”, un ottimo effetto rebound insomma.

Inizio il lavoro è la scarpa è estremamente efficiente. Malgrado la velocità e la durata del lavoro, le pulsazioni rimangono controllate. Questo dato è positivo, perché a parità di sforzo ho una velocità migliore. Intorno al 15° 400 inizio a sentire una certa rigidità alla catena posteriore, ma non mi preoccupo data la mole del lavoro. Finisco allenamento con ottimi risultati, ma a gambe stanche la scarpa risponde meno.

Il secondo test lo faccio su un fartlek. Le sensazioni sono simili: passo lungo e alto, pulsazioni basse. A fine allenamento stessa sensazione di rigidità.

Ultimo test: un lento. Qui la scarpa ammetto che mi dà una risposta sorprendente. In cuor mio presumevo che i ritmi veloci fossero la sua sfida, ma non sono stata così accorta. Nel lento sfrutto appieno il suo ottimo effetto rebound e soprattutto la transizione React-ZoomX è fluida.

Conclusioni.

Solitamente mi fermo all’analisi, ma questa scarpa necessita maggiori spiegazioni.

Come va usata? Quando? Da chi?

Mi sono confrontata con altri “colleghi” che la stanno testando e il verdetto è unanime: con la Nike Air Zoom Tempo Next % il passo è più efficace, la corsa efficiente, i battiti cardiaci a parità di velocità inferiori di 3-4 battiti, la falcata lunga e rotonda.

Ma quando usarla? Premettiamo perchè nel mio caso ho avuto tanta differenza di sensazioni. Io ho un passo aggressivo. Faccio molta forza sul piede e “cado” in mesopiede. In gergo “tiro delle legne” sul’asfalto. Questo fa sì che nell’aumentare la velocità la mia rullata perda di rotondità e prema con troppa forza sui pod. 

Questa scarpa va usata su ritmi rapidi che permettano comunque una rullata rotonda e morbida. Sfruttare appieno la grande tecnologia all’interno della scarpa significa migliorare sensibilmente la propria corsa.

Il plate, morbido, aiuta il piede ad abituarsi a queste calzature, l’intersuola alta dà ammortizzazione e morbidezza.

Per chi è: per runner veloci e medi, dal peso non troppo alto, che cercano una scarpa da allenamento veloce, ma comunque ammortizzata.

Per chi non è: per podisti “muscolari” abituati a scarpe dall’intersuola sottile. E non è sicuramente per runner pesanti e con appoggio di tallone.

RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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