Fare ciò che non ci piace: Kilian, l’allenamento e la zona di comfort

Ho affrontato questo argomento in molti miei pensieri, in tantissimi allenamenti e con tantissime persone e pure in qualche articolo, eppure ogni volta che ci penso mi vengono in mente nuovi stimoli:

uscire dalla zona di comfort

zona di comfort

©Vegard Breie

questa volta ad aiutarmi nei pensieri galoppanti pomeridiani è proprio lui, il re dello skyrunning (a parimerito con Bruno Brunod, sia chiaro): Kilian Jornet.

Recente è infatti il lancio della sua prossima “follia”. Si chiama PHANTASM ed è una sfida che a noi podisti da strada sembra dura, ma per uno come Kilian è esattamente l’opposto di ciò che ama fare e di ciò per cui è più dotato: 24 ore in pista

Queste le sue parole: “La motivazione è quella di uscire dalla mia zona di comfort, provare sfide diverse e vedere cosa sono in grado di fare, sia che si tratti di arrampicare in alta quota o, in questo caso, di correre su terreno pianeggiante. È divertente scoprire le esperienze diverse che posso realizzare, e allenarmi in piano è un buon test e un’opportunità per imparare in termini di nutrizione e ritmo, e poi provare ad applicare questi risultati a diverse attività, come ai progetti di alpinismo”.

fare ciò in cui non si è bravi

Kilian 24h

©Vegard Breie

Quello che amo del concetto di uscire dalla zona di comfort, oltre alla difficoltà stessa, è il fatto di costringersi a fare qualcosa in cui non si è bravi, o in cui si è meno bravi.

Penso che la vera difficoltà per tutti noi sia questa. Ora che ci abituiamo a fare qualcosa e scopriamo che ci riesce moderatamente bene, solitamente spingiamo l’acceleratore in quella direzione. E’ naturale voler passare da bravini a bravi dove si sa che si riesce facilmente ed è appagante. Diversamente, progredire in ambiti in cui si è scarsi può essere immensamente più frustrante se ci si concentra sul risultato.

L’obiettivo di Kilian è di migliorare il record di Kouros, che ha percorso 305.506 metri in 24 ore. Ma Kouros era IL mito della lunga distanza, detiene il record di tutto ciò che supera le 24 ore da anni. Nello specifico ha il record delle 24 ore e delle 48 ore degli anni ’90, quello dei 1000km e delle 1000 miglia degli anni ’80 e un più recente record nella 6 giorni del 2005.

Quindi Kouros era uno bravo nel piano e lungo. Kilian è uno bravo nel verticale, che sia breve o lungo.

Kilian si sta mettendo in gioco in un terreno che non è il suo, questo è quello che più mi stimola a pensare. Kilian accetta già in partenza la possibilità di non battere un record di più di 20 anni fa per il solo gusto di provarci.

Cosa possiamo apprendere da ciò che non ci piace

Kilian Phantasm

©Vegard Breie

E veniamo al punto: a cosa serve farsi un mazzo tanto per qualcosa che nemmeno ci riesce bene?

Innanzitutto ci serve perchè il segreto per progredire in ciò che ci riesce bene è progredire in ciò che ci riesce male.

Continuare a fare ciò che ci riesce non può che portare a scontrarci prima o poi con dei limiti dai quali possiamo solo prendere schiaffi. E’ come cucinare solo risotti perché ci riescono bene. Prima o poi avremo voglia di pollo arrosto e se non avremo bruciato qualche polletto in precedenza per imparare, difficilmente ci riusciremo proprio quella sera.

Poi ci serve per imparare qualcosa di noi che non conosciamo.

Ad esempio io sono sempre entusiasta di intraprendere la strada della maratona e vivo bene la gara, con gioia, sostanzialmente perché la so gestire. Molto diverse sono le gare corte, che mi generano un’ansia e un vortice di pensieri negativi che se devo gestire non so da che parte prendere. Quindi, affrontare queste distanze per me è una occasione per apprendere molto di me. Sia fisiologicamente – sono scarsa nei ritmi medio-alti – sia psicologicamente.

In ultimo ci dà una lezione di umiltà.

Noi amatori – e metto me in testa – ci crogioliamo nei nostri piccoli successi e arriviamo ad un punto che rischiamo di correre solo ed esclusivamente in virtù del podio di categoria di turno. Emblematica la situazione dettata dal COVID-19, in cui molti podisti si sono ritrovati in crisi d’astinenza da gare. Metterci in gioco in ciò che non ci è congeniale ci riporta alle fatiche e alle frustrazioni di quando abbiamo cominciato, ma anche al gusto dei piccoli miglioramenti, alla fatica dell’ignoto, alla voglia di migliorarci. Ci riabitua a non dare nulla per scontato, anzi, ci rinfresca la memoria sulle occasioni di delusione. La vita è fatta di entrambe le situazioni ed è giusto e sano imparare dai momenti no, con umiltà.

 

Quindi, “chapeau” Kilian, ti seguiremo con grande interesse. La data è da confermarsi a seconda del meteo, ma sarà presumibilmente tra il 21 e il 22 novembre.

Per seguire Kilian in diretta, potete andare su  www.Salomon.com/phantasm24

 

 

RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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