– Trenta9 – ci rivediamo presto

Come dire che non è andata? Facile: non è andata.

Nessun personale per me, men che meno un 39. Sul 39 probabilmente era da escludere qualche mese fa, ma, si sa, le teste dure come me sono difficili da rompere. Sul risultato di questa 10km, la Tutta Dritta, diciamo che faccio in fretta a spiegarlo. Al 4° km non ne avevo più, al 5° ho pensato di ritirarmi. Non l’ho fatto, ho chiuso in 42:30, che è un risultato sì rispettabile, ma ben lontano dall’obiettivo e almeno 1 minuto superiore a quanto potevo ragionevolmente fare.

Ma va bene così, la corsa è umiltà, bisogna raffrontarsi con se stessi, con tante cose. Stavo bene e pensavo di chiuderla a 41 e qualcosina, forse ero troppo sicura. O forse troppo tesa.

Un mio amico mi ha detto la cosa più saggia che ho sentito oggi sulla corsa: quando ci poniamo un obiettivo, alle volte abbiamo più paura di raggiungerlo che di non raggiungerlo. Ci autolimitiamo.

Forse è così.

Io so solo che avevo Marina davanti a guidarmi e l’ho tenuta per 3 km, poi mi ha aspettato un po’ lei per 2km, poi è, giustamente, andata verso il suo tempo, mentre io lottavo contro la voglia di andarmene.

Poi ho pensato che NO, non me ne sarei andata, avessi anche chiuso in 45 minuti.

Quando parti dal via di una gara non ti soffermi quasi mai a pensare a quello che ti sta attorno, sei immerso nella tua voglia di risultato, nelle tue ansie, nel tuo egoismo da atleta… La corsa alle volte ti lascia solo con le gambe. E la paura.

Quando poi sei in gioco e soffri, manderesti tutto a quel paese: ti sei allenato così tanto… Tutti quegli aperitivi saltati, tutti quegli allenamenti mentre il mondo la domenica dorme, tutte quelle cene leggere e sane, i massaggi, il recupero, la stanchezza… Hai fatto così tanti sacrifici e ora, ora ti rendi conto che non ce la farai.

Non stai solo facendo fatica, arriva da dentro al consapevolezza che di più non riesci a fare, spingi spingi e non acceleri. E dire che stavo così bene stamattina…

A questo punto, però, quello che ho fatto io è stato pensare a quanto era bello poter essere lì, viva, sulle gambe, a sfidare me stessa anche se non stavo vincendo. Ero lì tra Santa Rita e Mirafiori, a guardare la mia Torino.

Sapete, Torino non è solo il centro storico, Torino è quella che dicevano la terza capitale del Sud. La Torino degli operai che arrivavano dalla Calabria e dal Veneto, la Torino lavoratrice a testa china tra lamiere e fumi, la grigia Torino, quella che non ha il porfido sotto i piedi e nemmeno i portici sopra la testa per fare le passeggiate in centro.

Torino di noi tutti, operaia, orgogliosa, fautrice del cambiamento Italiano.

Se non mi sbaglio era Umberto Eco che diceva “Senza l’Italia, Torino sarebbe più o meno la stessa. Ma senza Torino, l’Italia sarebbe molto diversa“.

La Tutta Dritta, per chi Torinese non è, è LA 10km di Torino.

Dal 2003 ad oggi, questo percorso, praticamente tutto in linea, ha contato sempre un bel numero di iscritti (quest’anno più di 5mila) e ha avvicinato non solo top runner, ma anche persone che proprio qui si sono scoperte runner (vi rimando ad un mio articolo di un paio di anni fa sulla corsa della mia amica Arianna, cliccate qui)

E mi spiace per chi la pensa diversamente, ma questi 10mila metri tra il salotto bene di Piazza San Carlo e la leggiadra Palazzina di caccia di Stupinigi, teatro di feste e banchetti sabaudi, opera sublime dello Juvarra, non sono solo una gara, sono il simbolo della corsa torinese. Più della maratona, più delle mezze maratone.

Non voglio dire che sia più o meno bella di altre gare, ma che spesso ci dimentichiamo quale sia la duplice natura di Torino: monarchica e operaia.

Belle le gare nel centro cittadino, ma l’andar diritti come fusi dal Castello al Bucolico centro dei giochi dei re italiani è prerogativa di Torino. Passando per ciò che l’ha resa quello che oggi è: il quartieri di chi ha fatto (e proprio fatto con le proprie mani) l’Italia.

No, non mollo, manco per niente mollo. Rallento. E vivo la mia bella, grigia, operaia, Torino. Quella tra FIAT e Stadio, passando per lo svincolo della tangenziale e il limitare di Mirafiori. 

Arrivo, esausta a vedere la cupola di Stupinigi, come un miraggio che dura 2 km.

42:30, non un gran tempo, ma contenta di non aver mollato e orgogliosa di amare uno sport democratico come la corsa.

Sfinita mi sdraio con i sorrisi più belli di amiche vere, nel prato dei giardini disegnati da Filippo (Juvarra) e mi godo il sole.

Di gare ce ne saranno altre, di personal best spero anche. Di Tutta Dritta una sola.

Bellissima gara, grazie Team Marathon, un bellissimo week end.

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RunningCharlotte
RunningCharlotte
Perché la corsa è uno stile di vita e ad ogni passo ci fa crescere un po’ e perché non bisogna essere campioni per correre, basta mettere un passo dietro l’altro. Keep in running.
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